I benefici dello sport sono molteplici. L’attività sportiva infatti ha un ruolo importante nello sviluppo fisico, psicologico e sociale di chi lo pratica. Fare sport permette di scoprire le potenzialità del proprio corpo. L’attività fisica inoltre favorisce lo sviluppo di autonomia e aumenta il senso di autoefficacia percepita. Vediamo i benefici dello sport nella disabilità.
Quali sono i benefici dello sport nella disabilità?
Anche nell’ambito delle disabilità lo sport si rivela essere uno strumento molto utile. Permette infatti alla persona di trarre benefici sull’umore e sulla mente oltre che nel corpo.
I benefici fisici che si ottengono con lo sport sono forse i più noti. Ma andando oltre lo sviluppo di una maggiore resistenza fisica scopriamo che lo sport incrementa l’autonomia personale, sostiene la crescita delle abilità organizzative e i benefici psicologici ed emotivi prodotti dall’attività sportiva sono anche maggiori di quelli precedentemente descritti.
Lo sport aumenta la sensazione di benessere grazie alla produzione di endorfine che incidono positivamente sul tono dell’umore e sulla regolazione del sonno.
Sport come facilitatore sociale
Fare sport facilita l’inserimento in un contesto sociale. Nel mondo sportivo sono molteplici le relazioni e le interazioni in atto. L’allenatore, i compagni e, nel caso degli sport di squadra, gli avversari. Questo insieme di connessioni permette alla persona di sperimentare una vasta gamma di sentimenti ed emozioni, imparando la gestione dei conflitti e migliorando le proprie competenze sociali.
Nello sport, la chiara definizione dei ruoli e degli obiettivi promuove la costruzione di un’identità personale e accresce positivamente la percezione che il soggetto ha di sé.
L’accettazione delle regole, il rispetto per sé stessi e i propri limiti, il rispetto per gli altri, la puntualità sono solo alcuni dei punti cardine dell’attività sportiva. Tutti aspetti fondamentali per lo sviluppo delle competenze sociali.
Sport e disabilità, la modernità di Ludwig Guttman
Ludwig Guttman è stato un neurologo e dirigente sportivo. La sua fama si deve all’impegno per la promozione dell’attività fisica nell’ambito della disabilità. Guttman decise di promuovere lo sport come terapia utilizzandolo per ripristinare l’autoefficacia percepita e l’autostima nei suoi pazienti.
Dal 1952 organizzò i Giochi di Stoke Mandeville. Collaborando con il collega italiano Antonio Maglio, portò i giochi a Roma, nel 1960. Da quel momento in poi saranno riconosciuti come giochi paralimpici.
Quali sono i limiti?
L’attività sportiva deve adattarsi alla persona e a quelle che sono le sue peculiarità. Il limite maggiore, purtroppo, continua ad essere l’elevata presenza di barriere architettoniche e sensoriali. I professionisti sanitari possono svolgere un ruolo importante nella partecipazione delle persone con disabilità ad attività sportive. Una valutazione multidisciplinare può indirizzare alle attività motorie idonee, pensate per il singolo caso.
Per i soggetti affetti la lesioni spinali gli sport maggiormente consigliati sono l’atletica, il basket, il tiro con l’arco e il tennis da tavolo.
Disturbi del neurosviluppo e sport
L’attività sportiva è un valido strumento da affiancare alla terapia riabilitativa nei bambini con un disturbo del neurosviluppo. Comprendere le attitudini dei piccoli e accompagnarli alla pratica sportiva significa offrire loro un ulteriore strumento di crescita e acquisizione di competenze motorie, cognitive e sociali.
Sei interessato all’argomento sport e disabilità? Puoi approfondirlo ulteriormente qui “Sport e inclusività“.
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